E’ difficile, per tutte le discipline, portare gli alunni ad una
riflessione personale su quanto proposto in aula. Per molti alunni
studiare è ripetere, e non solo per gli alunni: è frase ricorrente nel
dire dei genitori: “ha bisogno di andare a ripetizione?” Da circa un
decennio i ragazzi sono abituati a comunicare in forma breve, ad una
velocità molto più sostenuta della nostra. D'altronde vivono o sono nati
in un mondo attraversato da una molteplicità di stimoli, di
informazioni, di canali. Comunicare, per loro, è scegliere anche i
linguaggi. L’uso degli sms ha comportato anche la nascita di un nuovo
linguaggio (xche, dove 6, …) così come l’uso massiccio di internet e di
alcuni social network li ha messi in relazione, contemporaneamente e in
tempo reale anche attraverso le chat, con un ragguardevole numero di
contatti (in gergo “amicizie”).
Loro comunicano velocemente mentre la scuola ha altri tempi. C’è un
punto in cui queste due rette s’intersecano? Le due comunicazioni
possono trovare un contatto, anche nell’uso di uno strumento comune?
Usare i loro canali significa salire sul loro treno per poi sedersi al
loro fianco e portarli al gusto di un tempo rallentato, riflessivo.
Comunicare con loro quindi è indispensabile. Penso sia necessario fare
della sintesi uno dei punti d’arrivo della didattica; lo ripeto: uno dei
punti d’arrivo della didattica, non “la didattica”. Abituarli alla
sintesi è, tra l’altro, richiesto anche all’esame di stato (ex esame di
maturità) dove i candidati devono, in pochissime righe, rispondere ad un
quesito e, all’orale, in 10-15 minuti dovranno dare il senso della
conoscenza, della competenza e della capacità.
Penso che raccontare l'arte in forma brevissima ha in se il senso della
sintesi e il fine della conoscenza: non si può semplificare un argomento
se non lo si conosce in forma piena, se non lo si è studiato a fondo,
soffermandosi molto sui particolari. La semplificazione ha il dono del
ricordo e la funzione della “chiave”: il poco si ricorda più facilmente e
apre ad argomenti da narrare in forma ampia, diffusa durante le
verifiche. Ho perciò pensato fosse utile proporre agli alunni di
elaborare delle esercitazioni di sintesi, degli scritti brevi a commento
di opere d'arte, di elaborare una “chiave” in forma di commento che
blocchi il ricordo dell'opera e che dia loro la possibilità di smontare
una conoscenza per rimontarla in modo personale, di promuovere una
competenza attraverso capacità di sintesi.
Ho aperto un profilo su
Facebook, “Pillole d’Arte “ accompagnato dal sottotitolo “storie
dall’arte in forma brevissima (https://www.facebook.com/pillole.darte?ref=tn_tnmn).
A tutti gli alunni delle classi da me seguite ho chiesto di provare a raccontare un’opera d’arte oggetto di
studio in una espressione, al massimo in due, partendo da spunti molto
personali.
E’ stato scelto l’uso di Facebook perché favorisce la collaborazione e
la condivisione; le espressioni più brevi le riporto anche su Twitter,
strumento che della brevità fa la sua ragion d’essere.
Si sono avute collaborazioni con la Fondazione Nivola, con l?istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna. Tengo a precisare che su Facebook gli alunni pubblicheranno con il loro
nome, cognome, classe e scuola di appartenenza, chiunque potrà leggere i
loro interventi e all’interno del gruppo saranno ammessi solo gli
alunni del Liceo Classico “Asproni” di Nuoro da me seguiti quest’anno e
pochi altri docenti di altre scuole. Su Twitter ho lanciato l’hashtag
#P_Arte che riunisce gli interventi più brevi con il mio nome
conservando tuttavia i dati identificativi degli alunni, delle classi e
degli Istituti di appartenenza
L’opera d’arte è, per i ragazzi, il sasso nello stagno di cui parla
Gianni Rodari nella sua “Grammatica della fantasia”: anche se in forma
letteraria sottile, non pochi hanno difficoltà ad andare oltre la
descrizione di quanto vedono nell’immagine del testo (descrivono le onde
concentriche che si allargano sulla superficie dello stagno dopo aver
gettato il sasso). Più intrigante e utile è il lavoro di chi parte da
uno spunto offerto dall’opera proposta elaborando una sensazione, una
impressione, un rimando, un “da cosa nasce cosa” (il sasso che, mentre
scende in profondità, smuove le alghe, spaventa i pesci, causa
agitazioni molecolari).
Questa azione viene elaborata dagli alunni a casa scegliendo un’opera a
piacere tra quelle analizzate nel corso della lezione. Su un quaderno
scrivono fino ad un massimo 3 commenti per opera analizzata nella forma
letteraria che preferiscono: in rima, con un acrostico, lavorando su un
binomio, nella metrica dell’ haiku… . Unico vincolo: non descrivere l’opera d’arte ma commentarla. Per
questa attività, salvo rare eccezioni, non sono previsti elaborazione
in aula, elaborazioni oramai chiamate dagli alunni “le pillole” mentre,
per ciascuna classe, pochi minuti a settimana sono dedicati alla
correzione cooperativa delle elaborazioni.
Preciso che l’operazione di commento operata dagli alunni rafforza la
normale attività curricolare, non la sostituisce in nessun suo momento e
sarà presente in tutto il proseguo dell’anno scolastico.
esempi di "pillole agli indirizzi:
si parla delle "pillole" agli indirizzi:
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