"(L’Adorazione) di MASACCIO, esprime una concreta, ferma
coscienza della realtà. È stata dipinta, come parte della predella del
Polittico di Pisa, nel 1426, per un ricco notaio. Vi sono pochi personaggi;
posano su un piano orizzontale definito dalle ombre portate delle figure
investite da una luce intensa; gli abiti sono severi, scarsamente ornati; la
capanna è una tettoia, che forma un vuoto squadrato, in penombra. E il vuoto ha
la stessa sostanza plastica delle figure, delle masse schiacciate dei monti che
sbarrano il fondo. La linea dell’orizzonte della catena montuosa sfiora il
margine del quadro, quasi elimina il cielo: non c’è fuga nell’infinito, lo
spazio è tutto reale. Monti, figure, cavalli sono plasmati nella stessa
materia: ciò che conta non è la sembianza esterna né il significato segreto, ma
la fisicità delle cose. È un punto essenziale della polemica di Masaccio: non
v’è varietà né gerarchia tra le cose reali, e davanti alle cose l’uomo non
ammira né deplora, capisce. Unico accenno alla “nobiltà” del soggetto e unica
citazione latina, la sella curulis su cui è seduta la Madonna: ma, quasi a dire
che non vi sono cose nobili e cose vili, v’è lì accanto, con palese analogia
formale, la sella dell’asino. Nulla, nelle figure e nel paesaggio, allude alla
bellezza del creato, ai doni della Provvidenza: il senso del divino non è nelle
cose vedute, ma nell’intelletto di chi le vede. Le persone di Masaccio sono
piene del senso del divino: questa è la causa della loro dignità; non occorre
neppure che agiscano, la loro presenza reale in uno spazio reale ha già un
altissimo significato morale. Diceva l’Alberti (e forse il pensiero gli era
suggerito dalla pittura di Masaccio) che è cosa o realtà ciò che occupa uno
spazio. Ma anche lo spazio è realtà, sintesi (e non somma) delle cose; e cosa è
la luce, che occupa lo spazio, s’arresta e addensa sulle altre cose. Masaccio,
che si è formato accanto al Brunelleschi molto più che nella bottega di
Masolino, compone per pieni e vuoti, come murasse un edificio: il vuoto della
capanna e il gruppo della Sacra famiglia e del re adorante; un altro vuoto
profondo e un altro gruppo di figure; ancora un vuoto, meno profondo, e i
cavalli. E tutto, come in un’architettura brunelleschiana, è impostato
sull’equilibrio delle verticali e delle orizzontali. Tra gli astanti due hanno
costumi moderni: sono i donatori e vestono l’austero lucco nero dell’alta
borghesia. In realtà non fanno parte del seguito: sono i testimoni attuali di
un fatto antico, che è storico perché conserva, dopo secoli, il suo
significato. Come nell’ordine dello spazio, la prospettiva non allontana e
disperde, anzi riporta ciò ch’è lontano in primo piano, così la storia, nell'
ordine del tempo, riporta ciò che è remoto al primo piano del presente. Il
Ghiberti, per spiegare che il sacrificio di Isacco è storia antica, lo data con
il fregio classico dell’ara; Masaccio data l’Adorazione col costume del proprio
tempo perché la storia, per quanto antica, è attuale nella coscienza che la
pensa."
Giulio Carlo Argan, " storia dell'arte
italiana".