Nel San Sebastiano (...) il frammento di architettura classica a cui il martire è legato (siamo infatti legati alla storia, ed è insieme tormento e salvezza come il martirio cristiano) è quasi un'altra figura: la figura antica dell'eroe che vediamo soffrire. Il santo stesso ha voluto la rovina del tempio, la distruzione dell'idolo; ma solo distruggendo le cose che ha fatte l'uomo si supera, attua la propria storia che ha come fine ultimo la trascendenza o la salvezza. (...) il San Sebastiano del Mantegna può evocare il mito di Prometeo, l'eroe dell'esperienza. La realtà attuale è data qui dalle figure dei carnefici, intenzionalmente brutte e volgari; e così vicine che non entrano, se non con la testa, nel campo del quadro. Ed anche qui il transito dall'antico al presente è fatto manifesto nel fondo, dove un borgo medievale sorge sui resti di una città romana.
G.C.Argan, op.cit.
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