"Con DONATELLO una componente nuova entra nel complesso sistema della cultura figurativa fiorentina: l'elemento popolare. La cultura classica non è, per lui, un patrimonio recuperato o un'eredità riscattata, ma una sorta di virtù fiorentina, sempre viva nello spirito e nella parlata schietta del popolo(…).
Donatello
conosce (…) bene le fonti antiche e non è dubbio che, in tutte queste statue,
si proponga di ritrovare la nobiltà di atteggiamento e la gravità plastica
delle statue classiche; ma non si dà pace finché il modello ideale antico non
coincide col dato reale dei volti della gente che passa per le vie di Firenze, (…)
ritrova nelle fattezze, negli atti e, più ancora, nella struttura morale della
gens toscana la grandezza, la forza, il sentimento concreto della vita, la
virtus degli antichi celebrata come prima virtù del "cittadino". (…)
Non ombre
evocate, ma uomini "certi", giunti qui ed ora, rifacendo all'inverso
il viaggio di Dante: la luce li colpisce, proiettano ombre. La luce, infatti, è
per Donatello la sostanza fisica, la realtà dello spazio, il presente (…) Un
pittore dà alle figure del suo quadro la luce che vuole, e non cambia più; lo
scultore che fa un bassorilievo regola profondità e risalti in modo da fare
entrare una certa quantità di luce in una certa direzione. Ma la statua è una
forma immersa nella luce naturale, che muta continuamente d'intensità e
direzione. Tutto sta nel captarla, impegnarla con la qualità plastica, la
capacità di presa dello schermo, cioè della forma. (…)
Il David in bronzo non è più l'eroe
risoluto e sicuro di sé (…): è un adolescente pensoso, quasi sorpreso d'essere
stato coinvolto in un'impresa così straordinaria. Il corpo è leggermente
sbilanciato: la gamba piegata nel passo non lo sostiene, deve far forza
sull'altra con un guizzo dell'anca. La diagonale esterna dello spadone troppo pesante
accentua l'instabilità, l'oscillazione del corpo; e questa si traduce nel mobile
gioco dei riflessi sui tenui risalti dei muscoli del torace e del ventre, nel
velo d'ombra che l'ala del cappello fa scendere sul volto. (…) La statua (…)
tradisce un primo affiorare della vaghezza malinconica del mito al di là della
certezza storica.
G.C. Argan, "Storia dell'arte italiana", ed. Sansoni, 1971
1)
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4)"E l'umil cappello s'incoronò di glorie dopo che del malvagio versò il sangue" - M. Corbu
5) "Una corona d'alloro a celebrare l'umile e gloriosa vittoria" - S. Corbu
6) "Freddezza che imprigiona la bellezza umana" F. Lovicu
7))"Umil gloria nell' inatteso trionfo d'ingegno su forza'' L.Manca
8)"Viso armonico,corpo perfetto emanano insieme forza e dolcezza" M.G.Mula
9)"L'aria fiera e sicura cela umiltà, timori e sorpresa" F.Mulas
10)"La fierezza dell'atto si contrappone all'enigmaticità del volto" E.Piu
11) "La minor forza che prevalse con sagacia sul colosso." M.Podda
12)
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14) "Qui si provò l'inarrestabilità di ingegno e astuzia umana." L.Usai
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