"Come
architetto la sua prima opera è la trasformazione cominciata nel 1447,
della chiesa di San Francesco a Rimini in tempio-mausoleo per Sigismondo
Malatesta (...). L'opera dell'Alberti si riduce alla facciata
incompiuta e al fianco. È incontestabile il riferimento alla tipologia
classica: dell'arco trionfale per la facciata, degli acquedotti per il
fianco, che si presenta come una successione di profonde arcate. Tanto
l'arco trionfale che le arcate degli antichi acquedotti sono organismi
plastici aperti che si inseriscono nello spazio e non lo delimitano. Già
il Brunelleschi aveva intuito che un piano di facciata deve essere una
struttura e non soltanto una superficie: nello spedale degli Innocenti e
nella cappella de' Pazzi aveva risolto il problema scomponendo la
facciata in più piani prospetticamente coordinati. L'Alberti, nel tempio
Malatestiano, interpreta la facciata come un organismo plastico
articolato. (...) L'Alberti non si accontenta di misurare, delineare,
proiettare lo spazio; lo sente come una realtà fisica, come luce,
penombra, atmosfera, colore. È il primo architetto che valuti, anche dal
punto di vista psicologico, il trapasso emozionale dalla luminosità e
dalla concretezza volumetrica dell'esterno alla penombra e alla cavità
dell'interno; e che faccia materialmente e visivamente comunicare
esterno ed interno attraverso gli archi profondi della facciata e del
fianco. Rialza la struttura su un podio, e non soltanto per analogia
all'antico, ma per dare alla veduta dell'edificio una leggera
inclinazione dal basso che lo fa penetrare, con un minimo scorcio, nella
profondità reale dello spazio. Rafforza i risalti delle colonne, delle
cornici, degli archi, del cornicione affinché sembrino veramente
contrastare alle due spinte opposte, equilibrarle; ma poiché si tratta
solo di un effetto visivo, non ne accentua lo sviluppo dimensionale, le
modella in modo che reagiscano più vivacemente alla luce o proiettino
ombre più nette e profonde."
G.C.ARGAN, STORIA DELL'ARTE ITALIANA, vol. 2, ed. Sansoni, 1969.
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2 Siano luci e ombre a scolpire il classico bianco. Carta
3 Effimera fama, su di un'umile chiesa un incompleto tempio. Diana
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6Maestosa Bellezza resa possibile da un gioco di luci e ombre.S.gostinicchi
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13 "Anche nella sua incompiutezza, descrive tutta la sua pienezza" A.Melis
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15Accordando Luce e Buio l'Esterno è Reso un Tuttuno con l'Interno. (ALBERTI) A. Puligheddu
16 La cristianittà regna sovrana. Mulas
17 Ricordo incompiuto di perfezione. Piras
18Involucro incompleto racchiude la bellezza imperfetta. S. Scanu
19 La chiesa posta sul podio corona vincitrice la classicità. Sulas
20Classicità pietrificata. M.A.ZONCU
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